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ALCUNE INFORMAZIONI SU DI ME

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Torino , Italy
Da 13 anni sono referente per la dislessia, da 3 Funzione Strumentale per l'inclusione del mio istituto. Insegno da 26 anni nella scuola primaria. Dal 2019 collaboro con l'associazione O.S.D a.p.s ( Organizzazione a Sostegno dei Disturbi dell'età evolutiva) come referente per il Piemonte e la Valle d'Aosta ( osdpiemonte@gmail.com ) Sono autrice della favola "Lucertolina e Mirtillina" del libro per bambini sui DSA "Abracadabra Lucertolina". Alcune mie favole sono state pubblicate in altri due libri per bambini editi dalla casa editrice Mammeonline; curo il forum D.S.A su un sito per mamme;ho relazionato ad incontri e convegni sui disturbi specifici dell'apprendimento. Ho presentato il libro sui D.S.A, di cui sono coautrice, al Salone del Libro di Torino. Ho conseguito la specializzazione polivalente presso l'Istituto G Toniolo di Torino, con il massimo dei voti.

lunedì 12 agosto 2013

La strada verso l'inclusività è ancora lunga

Oggi mi trovavo presso una zona attrezzata della Valle d'Aosta, una di quelle immerse tra gli abeti, con i tavoli in legno per i picnic e i giochi per i più piccoli. Ad un certo punto, mentre ero immersa nella lettura dell'ultimo libro di Brunonia Barry, la mia attenzione è stata catturata dai battibecchi di un gruppo di ragazzini appoggiati a un ponte tibetano per piccoli. Il gruppetto era formato da due maschi e due femmine sui 10 anni. Uno di questi ragazzini era caratterialmente più mite e fragile degli altri 3 i quali, hanno occupato il loro tempo a schermirlo improvvisando "un esame di stato" . I 3 bambini hanno iniziato a subissarlo di domande "Quanto fa 5 X 9? E 8 X 7? E 4 x 5? " L'altro era in evidente imbarazzo in quanto non sapeva dare la risposta o, comunque era troppo lento nel recuperare i dati nelle sua memoria a lungo termine. Ad un certo punto una delle bambine, con tono saccente e antipatico ha iniziato a fargli la morale con frasi fatte che di certo aveva sentito ripetere dagli adulti :" le tabelline sono la base di tutta la matematica, se non le sai come pretendi di andare avanti?" Erny (nome di fantasia del bimbo in difficoltà) era sempre più imbarazzato quando l'altro maschietto ha continuato a tormentarlo chiedendogli quale fosse la valutazione in matematica sulla scheda di valutazione. Erny, sorridendo e cercando di riscattarsi agli occhi degli improvvisati compagni di giochi, ha risposto che in matematica aveva 9. Questo ha scatenato una fragorosa risata nei tre bulli (perché di questo si tratta) che hanno insistito volendo sapere anche la votazione in italiano. Erny ha confermato di essere bravo anche in italiano, allora i bambini hanno continuato a subissarlo di domande d'italiano "Bene, allora dicci cos'è il soggetto? Qual è la differenza tra predicato verbale e nominale? ...." Erny sorrideva  e non rispondeva. Il tutto è andato avanti fino a quando non sono arrivati altri bambini a proporre di giocare a nascondino.

L'episodio è senza dubbio spunto per molte riflessioni.

 Oltre agli atteggiamenti da bulli dei 3 ragazzotti c'era anche un'evidente mancanza educativa da parte degli adulti: scuola e famiglia. Entrambe sono state incapaci a sensibilizzare i bambini all'accettazione della diversità. Diversità che non è solo macroscopica e palesata in deficit fisici o cognitivi, ma anche sottile, evidente nelle piccole cose. La scuola non ha certamente educato all'accettazione delle difficoltà.

 Per quanti sforzi si stiano facendo da molti anni a questa parte per il riconoscimento di un adeguato diritto allo studio di chi ha processi mentali fuori dalla consuetudine, resta il forte ostacolo del pregiudizio ancora radicato in molte mentalità in quanto getta le sue radici nell'ignoranza nell'errata convinzione che per essere o apparire intelligenti si debbano conoscere tutte le tabelline, le funzioni logiche e grammaticali del discorso, le date storiche, le capitali e le bandiere di tutti i Paesi della Terra....
Non si pretende che la gente comune abbia nozioni di neurobiologia, di processi cognitivi e stili d'apprendimento, si chiede semplicemente che chi ha un ruolo educativo EDUCHI i più piccoli ( e non solo) al rispetto delle peculiarità di ogni singolo individuo soprattutto se al di fuori di schemi prestabiliti.
 Solo quando i docenti, TUTTI i docenti, e le famiglie metteranno davvero in atto questi processi educativi allora potremo considerare davvero avviato il processo di inclusività e di diritto allo studio per chiunque, soprattutto nell'ottica delle buone pratiche e delle metodologie copperative.

venerdì 9 agosto 2013

cose da fare a settembre

1: Con l'inizio del nuovo anno scolastico i docenti dovranno, per prima cosa, somministrare le prove d'ingresso da cui sarà possibile capire se le difficoltà dei bambini con DSA hanno subito qualche cambiamento, se hanno migliorato l'autonomia nell'uso degli strumenti e qual è il loro grado di compensazione.
Da tali prove potranno anche emergere nuovi casi di alunni con difficoltà.
Per quanto riguarda questi ultimi si procederà con l'attività di potenziamento/recupero per stabilire se si manifesta una resistenza all'apprendimento e quindi si è di fronte a un potenziale disturbo, qualora ciò non avvenga e il tutto si risolva si era solo di fronte a una difficoltà.

2: Nel caso di alunni con diagnosi di DSA o BES si dovrà procedere alla stesura del PDP entro il mese di dicembre. Ricordo che da quest'anno TUTTI i bambini che manifestano un qualunque disturbo o uno svantaggio di tipo socioeconomico, culturale e linguistico hanno diritto al PDP. I modelli si possono ritirare presso la segreteria delle scuole. Al momento non è ancora stato pubblicato il modello previsto dall'USR Piemonte, unico per tutti gli istituti della regione. E' probabile che avvenga con l'inizio del nuovo anno scolastico.
Una volta compilato il PDP dev'essere condiviso con la famiglia. A dire il vero la normativa prevede che la stesura avvenga insieme  ma per una questione di praticità prima la scuola lo prepara, poi lo discute con i genitori apportando eventuali modifiche. Il PDP è un documento flessibile che può essere modificato anche in corso d'anno qualora si verificassero delle condizioni tali che richiedano di cambiare procedure e uso degli strumenti. Il cervello è un organo plastico pertanto i processi di apprendimento possono variare in qualunque momento.
Per modificarlo basta richiederlo alla segreteria previo accordo con la famiglia.

3:Le diagnosi che dovessero arrivare, sia quelle nuove che quelle rivalutate, devono essere depositate in segreteria. Le famiglie, spesso ne consegnano una copia anche ai docenti, ma essendo dati sensibili non vanno tenuti in mezzo al registro o in luoghi accessibili a chiunque, pertanto il posto più sicuro è il fascicolo personale del bambino archiviato nelle segreterie.

4: il docente può prendere visione della diagnosi in qualunque momento, annotando le raccomandazioni date dagli specialisti. La diagnosi è fondamentale per la stesura del PDP.
Naturalmente piò accedere a questo documento solo ed esclusivamente se la famiglia ne ha dato il consenso. Ci sono stati casi in cui la famiglia ha depositato il tutto in segreteria ma non ha voluto che i docenti ne prendessero visione!!Pertanto è necessario che al momenti della consegna la segreteria si faccia rilasciare l'autorizzazione. A questo punto i docenti potranno essere invitati dalla segreteria a prendere visione di tutta la documentazione depositata.
Per quanto riguarda i docenti del I grado, se sanno della presenza di alunni DSA di cui non è ancora stata depositata la diagnosi non possono chiederla né alla segreteria della scuola primaria, né ai docenti dell'ordine di scuola inferiore, ma devono cercare di "sondare il terreno" con al famiglia, in quanto è possibile che quest'ultima non abbia intenzione di ripresentarla, oppure, più semplicemente, non sapeva che spettava a lei farlo. Nel caso d'istituti comprensivi le regole non cambiano, anche se la segreteria è unica è la famiglia che deve autorizzare il passaggio della documentazione

5: Per gli alunni che frequentano la 5^ primaria o la 3^ del I grado, è necessario che i docenti facciano firmare ai genitori, sin dai primi giorni di scuola, l'autorizzazione a discutere del caso con i colleghi del grado superiore.

6:Le diagnosi possono essere depositate in qualunque periodo dell'anno ed entro aprile è possibile redigere il PDP (ma solo per quelle nuove).

7: I docenti, dopo le prove d'ingresso dovranno contattare gli specialisti che hanno in carico il bambino per stabilire un piano d'azione per il nuovo anno scolastico. Ricordo che gli specialisti possono essere contattati solo ed esclusivamente se la famiglia ne ha dato autorizzazione, anche in questo caso conviene farsi rilasciare due righe!

8:Qualora dalle prove d'ingresso dovessero emergere delle difficoltà che non si modificano con l'attività di recupero/potenziamento il docente è deontologicamente tenuto ad applicare tutte le metodologie e gli strumenti proposti dalla L.170 anche se non è ancora stata depositata alcuna diagnosi. Il genitore non potrà mai contestare la metodologia e l'uso di strumenti per il raggiungimento degli obiettivi in quanto fanno parte della libertà d'insegnamento, soprattutto se questi vengono motivati da un punto di vista pedagogico e scientifico (si faccia riferimento a tutti gli studi che hanno portato alla stesura della L.170) Inoltre la recente normativa sui BES invita TUTTI i docenti a seguire la suddetta procedure, condannando chi attende di avere in mano un pezzo di carta prima di affrontare in modo adeguato la difficoltà.

mercoledì 7 agosto 2013

Riflessioni sulla discalculia in seguito alla lettura del libro "La discalculia e le difficoltà in aritmentica"

Le abilità matematiche vengono automatizzate più tardi rispetto a quelle linguistiche, questa la ragione per cui i test per la valutazione della discalculia vengono somministrati non prima della 3^ primaria. Esistono, però, segnali predittivi rilevabili sin dalla scuola dell'infanzia e tipologie di errori che si presentano dalla 1^ primaria che è necessario conoscere e su cui è necessario agire precocemente.
Questa tipologia di errori è ben descritta nel libro " La discalculia e le difficoltà in aritmetica" di D Lucangeli. Il libro è indirizzato ai docenti della scuola primaria e presenta una serie di schede didattiche con indicazioni pratiche per la somministrazione, oltre a un cd rom da cui scaricarle e indicazioni per l'uso della LIM.

In seguito alla lettura ho pensato di creare una tabella in cui indicare gli errori tipici in aritmetica e che vanno verificati all'inizio di ogni anno. Se c'è una caduta in uno o più di questi, allora si parte col potenziamento/recupero.
Come indicato nel libro, il recupero/potenziamento deve durare non meno di 2 mesi, le attività devono essere individualizzate (cioè pensate a misura del bambino che stiamo recuperando), atte al superamento della difficoltà. Se al termine di questo periodo non c'è stato alcun miglioramento o comunque minimo, si parla di resistenza al cambiamento, ossia si può iniziare a pensare alla presenza di un disturbo e consigliare alla famiglia di rivolgersi a uno specialista.

L'insegnante, prima di tutto, deve condurre un'osservazione e verificare se sono stati acquisiti i processi che stanno alla base dell'intelligenza matematica. Lucangeli indica:

PROCESSI DI CONTEGGIO (si possono verificare sin dalla scuola dell'infanzia)
- sa contare in senso progressivo e regressivo secondo al regola +1 e -1?
- sa applicare la corrispondenza 1 a 1?
- riconosce la cardinalità del numero?

PROCESSI LESSICALI
- sa attribuire il nome ai numeri?

PROCESSI SEMANTICI
- comprende il significato dei numeri attraverso rappresentazioni menali

PROCESSI SINTATTICI
-comprende la posizione delle cifre?

CALCOLO MENTALE
- è in grado di comporre e scomporre i numeri per calcolare?
- è in grado di raggruppare le cifre?
- è in grado di arrotondare alla decina?
- conosce le proprietà delle 4 operazioni?
è in grado di recuperare e utilizzare i fatti numerici?

Il calcolo mentale è molto importante perché può sveltire le procedure che portano al risultato. E' necessario dedicare molto tempo all'allenamento di questa competenza che può essere applicata anche nel calcolo in colonna.
Il calcolo scritto dovrebbe essere utilizzato solo per operazioni piuttosto difficili per le quali è necessario un supporto cartaceo. All'inizio, al fine di interiorizzare le procedure del calcolo mentale è necessario scrivere i passaggi e verbalizzarli affinché la ripetitività possa aiutare il consolidamento

Dopo aver osservato i processi mentali è necessario analizzare il tipo di errore commesso.

ERRORI DI RECUPERO DEI FATTI NUMERICI il bambino presenta delle difficoltà nel calcolo scritto e numerico

ERRORI NEL MANTENIMENTO E NEL RECUPERO DELLE PROCEDURE il bambino non applica semplici regole per arrivare al risultato, ad esempio non sa utilizzare le proprietà delle 4 operazioni per semplificare e velocizzare il calcolo. Non mantiene in memoria i risultati parziali

ERRORI NELL'APPLICAZIONE DELLE PROCEDURE l'alunno incolonna male, non ha interiorizzato la corretta posizione delle cifre, calcola partendo dalla cifra sbagliata, ha difficoltà nell'uso di prestiti e riporti. Non capisce quando è necessario cambiare procedura, cioè se ha eseguito le prime operazioni con il riporto e le successive non lo vogliono, lui continuerà ad applicarlo.

Per essere certi che non c'è automatizzazione e quindi il rischio di un disturbo specifico è  necessario accertarsi che certe abilità siano state insegnate in modo approfondito dando il tempo al bambino di interiorizzarle. Una prestazione appena insegnata potrebbe dare dei risultati negativi in quanto ancora non del tutto automatizzata. Pertanto, di fronte all'errore l'insegnante deve chiedersi se ha insegnato le procedure in modo corretto ed adeguato alla capacità di apprendimento dell'alunno, se sono stati fatti esercizi di consolidamento sufficienti per automatizzare.

Non bisogna assolutamente dimenticare la differenza tra DIFFICOLTA' e DISTURBO. La prima può dare delle deviazioni simili al disturbo, anche  in seguito alla somministrazione degli screening di primo livello, ma in seguito al recupero/potenziamento si risolve. Il DISTURBO non si risolve, ma può essere by passato con l'applicazione di una didattica personalizzata (uso di strumenti...) o con l'autocompensazione. Il disturbo emerge sempre alle valutazioni diagnostiche, anche se ben compensato, ragione questa per cui è possibile individuare un DSA in un adulto.
Quando si dice che il DSA prima presente ad un certo punto "è scomparso" si commette un'esattezza che può generare molta confusione.
 Il DSA non scompare.
Piuttosto, quella individuata e rieducata, era una DIFFICOLTA' poi superata perché adeguatamente trattata.
I trattamenti per le difficoltà sono gli stessi per i disturbi, con la differenza che una, ad un certo punto scompare, l'altra si compensa.

Nelle scuole è anche possibile somministrare screening  di primo livello, da parte di docenti formati a farlo.